Si pensava, una volta, all’ influsso maligno dell’arcobaleno. ‘Nzularchia di Mimmo Borrelli rivive a Napoli in lettura e corpo. Una co-produzione di Teatro Stabile e Teatro Festival a 15 anni dalla ‘scoperta’ dell’autore.

Nella lingua dei Campi Flegrei, ‘Nzularchia vuol dire itterizia. Piuttosto insolito, per essere il titolo di un lavoro teatrale, no? Eppure a Mimmo Borrelli aveva portato fortuna. Con quel titolo aveva vinto il Premio Riccione 2005. Il Riccione è il più longevo fra i concorsi italiani di drammaturgia. Borrelli aveva appena compiuto ventisei anni.
“Uno scrittore furibondo, fluviale, forte, già importante – diceva la motivazione – con un’acuta sensibilità linguistica e un coraggio da leone, forsennato nella sua ambiziosa loquacità da inferno…”.
Me le ricordo quelle parole. Mi aveva colpito il fatto che una giuria autorevole come quella si fosse espressa con entusiasmo tanto ardito. A dire il vero, la giuria si era spaccata in due. I sospettosi e gli entusiasti, e i secondi avevano prevalso. Doveva essere un forza della natura, quell’autore.
Autore e attore
Oggi, quindici anni dopo, Mimmo Borrelli è ancora così. Anzi, di più. Più ruggente e più feroce. Non solo autore. Già da tempo e con grande energia, anche attore. Ha una forza bestia, Borrelli.

Per ristabilire i contatti umani – dice lui – in un momento in cui distanziamento e limitazioni li hanno depressi, ha deciso di riprendere in mano ‘Nzularchia. Che era stata già allestita nel 2008, per il Teatro Mercadante di Napoli da Carlo Cerciello. L’autore, ovviamente, allora non era in scena.
Lo è oggi invece, sempre per lo Stabile napoletano. E la scena se la prende tutta. Quando si mette a delirare, schiantato sul vecchio ramo portato in spiaggia dalla corrente. Quando ficca la testa dentro le buste della spesa e sembra soffocare. Quando con un pelliccia rancida addosso, appare come una decrepita e malvagia divinità marina.
‘Nzularchia è il capitolo primo di una Trinità dell’acqua che ha via via impastato antropologia flegrea, intersezioni linguistiche, geografie personali e brandelli di autobiografia. Pozzuoli, Bacoli, Torregaveta: i luoghi e le varianti campane della lingua di Borrelli, tutte le sue ossessioni, i suoi fallimenti, le sue malattie sentimentali.

Pozzuoli sprofonda
Questa itterizia, il giallo che viene su dal fegato e intorbida le pupille, Borrelli la riversa in scena, metabolizzando in sé i tre personaggi della prima versione di ‘Nzularchia. È un fluire fragoroso di parole, spesso incomprensibili. Un colare caldo di sudori che il corpo non cela. La sommatoria di lampi, di suoni, di tuoni che corrono sul margine degli abissi. Pozzuoli sprofonda là vicino. Nelle acque di Baia si intuiscono i mostri.
Intendiamoci. La sua scrittura e il suo interpretare non sono trascrizione di una parlata bruta. È un lavoro cesello, invece, che sul tessuto orale innesta una studiata filologia poetica. La quale, per essere fino in fondo compresa, va spiegata in nota (le note raddoppiano le pagine dei suoi testi per il teatro). Oppure ruminata, come lui sa fare, e promossa a canto ritmico. Così parlava l’antica sibilla di Cuma. Indizi, misteri, profezie.

Indizi, misteri, profezie
Così non è possibile (e probabilmente non è nemmeno importante) cogliere fino in fondo la storia che ‘Nzularchia racconta. Quella di un padre mitologico, forse solo camorrista, che si mangia i figli impedendo loro di nascere. Non è importante perché il teatro animale di Borrelli la restituisce al pubblico, facendo risuonare una corteccia più primitiva. È un istinto preistorico a dirci che si tratta di un artista speciale. Il ragionamento, la storia, anche l’applauso, vengono dopo.
[ Dimenticavo una cosa. Se si tratta – come in questo caso – di un monologo (per quanto a tre voci) una stretta nei tempi e nella drammaturgia riuscirebbe a valorizzare meglio quella specialità. A cui dà già un bello spessore il lavoro sonoro e musicale dal vivo di Antonio Della Ragione, che se ne sta in un angolo, circondato da percussioni e tintinnaboli. Ma si fa sentire in ogni molecola dell’atmosfera].

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‘NZULARCHIA
di e con Mimmo Borrelli
musiche composte e eseguite in scena da Antonio Della Ragione
installazioni video Alessandro Papa
illustrazioni video Domenico Raisen
disegno luci Angelo Grieco
produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale
in coproduzione con Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia

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