Se vi è piaciuto l’incontro con Harold Pinter, e poi quello con Kazuo Ohno, questo nuovo episodio vi sorprenderà.
Le serie mica sono un’esclusiva di Netflix.

All’ambasciata finlandese di Roma, l’addetto culturale, anzi l’addetta, era una splendida intraprendente signora. Ricordo il nome: Pirkko.
Fu grazie a lei, che grande fiducia riponeva nei giornalisti, che vidi Helsinki in uno dei momenti più belli della fine degli anni’ 90.
Quando la capitale della Finlandia stava per diventare anche capitale europea della cultura (lo fu nel 2000). Quando si inaugurò l’avveniristico museo di arte contemporanea Kiasma (chiamato così per la sua forma). Quando sentii Esa-Pekka Salonen dirigere Sibelius, nella enorme sala da concerto del Finlandia-Talo, come se le note gli scorressero dentro le vene.
Ma Helsinki, con gli spazi della vecchia fabbrica di cavi della Nokia riconvertiti in atelier per artisti, con i ristorantini russi fermi al tempo degli zar, con la grande scalinata bianca della cattedrale sulla quale si era divertita a danzare Carolyn Carlson, californian-finlandese), Helsinki dicevo, non era la meta ultima del viaggio.

Lo scalo finale era Tampere, che in Finlandia segue a ruota Helsinki per vivacità della vita culturale.
Nonostante la latitudine alta, a Tampere, a giugno, il sole tramonta. Ma lo fa quando sono già passate le undici di sera. Tanto che sembra di stare in un film di Visconti. O meglio ancora in un racconto di Dostoevsky. Si è circondati da un chiarore color di latte, che fa Polo Nord.

Era d’agosto a Tampere
Quella volta però non era giugno: era agosto. E nel mese di agosto da quelle parti si festeggia la fine dell’estate (che effettivamente finisce così, di brutto: subito dopo il 15 riaprono le scuole). A Tampere l’estate termina, fa tra le altre cose, anche con un grande festival di teatro, Teatterikesä, che raccoglie il meglio delle produzioni di area nordica, assieme a alcune produzioni internazionali.

Furono visioni molto interessanti, quell’anno. Qualcuna provai anche a importarla in Italia, dopo qualche tempo, quando assieme a Mimma Gallina diedi dei consigli a quelli del Festival di Asti, un festival che si occupava di drammaturgia contemporanea.
Il primo consiglio non ebbe grande seguito. L’altro – e di ciò vado orgoglioso – fece conoscere in Italia lo svedese Jon Fosse. Ma questa è un altra storia, che racconterò in un altro post.

Torniamo ai fatti. Il festival di teatro di Tampere ospitava noi giornalisti in un hotel, credo si chiamasse Scandic, importante catena alberghiera, scandinava appunto. Come ogni albergo finlandese che si rispetti, anche lo Scandic metteva a disposizione degli ospiti una sauna.
Non quel tipo di sauna che uno immagina pensando alla Finlandia: la cabina in mezzo al bosco, dalla quale, usciti bollenti, ci si tuffa direttamente nel lago ghiacciato. No no, era una sauna d’albergo, ma bella comoda.
Gli spettacoli, soprattutto quelli all’aperto, sarebbero cominciati dopo le nove di sera, com’era logico vista la stagione. E così a pomeriggio inoltrato decisi anch’io di infilarmi nella torrida sauna dello Scandic. C’erano poche persone che via via, mentre il tempo passava, uscivano dalla cabina, si rovesciavano addosso una gelida secchiata d’acqua e tornavano, fradici e tonificati, ai loro impegni.

Rimanemmo soli, io e un signore sulla settantina
Sapete com’è l’imbarazzo. Se siamo in tanti si può anche stare zitti e, a parte gli italiani, tutti gli europei lo fanno. Ma se siamo in due, nudi, sudati, pronti a liberare il corpo dalle tossine, un po’ di chiacchiera ci vuole, magari solo per educazione. Small talk dicono gli inglesi, chiacchiere per chiacchierare.
Così, al signore che mi stava davanti raccontai che ero italiano e perché mi trovavo a Tampere. Lui mi svelò di essere svedese.
Bene, turista anche lui. No no, era lì per lavoro. Disse anzi business. Ok, doveva davvero essere un albergo per business men, quello. Per quanto, l’arredamento minimalista (la Finlandia è la patria di Alvar Aalto, dopo tutto) non lo identificasse certo come un albergo di lusso. Anzi.
Parlammo del festival, di quella breve estate, ricordo anche uno scambio di battute sull’odio-amore che i finlandesi nutrono per l’alcol. Ingenuamente, mi entusiasmai per il minimalismo di quei mobili, che arredavano, stanze, saloni, la hall.
Lui mi guardò con sguardo ironico. “Anch’io mi occupo di mobili“.
Dissi tra me e me: evitiamo i passi falsi. Nella sauna ci si rilassa, e basta. Ma ancora più ingenuamente aggiunsi: “Ah, dunque a lei piace lo stile finlandese“.
Lui se ne usci con un lungo discorso, che capii solo in parte: mischiava arte, democrazia, accesso alla cultura, e se non ricordo male, anche Bellezza. Non aveva dimenticato che stava parlando con un italiano. E si sa: i luoghi comuni sul nostro Paese, sono appunto … molto comuni.
Il fatto che più mi impressionava, era però che il suo trattato di estetica, quel signore me lo sciorinava nudo, sudando copiosamente, torturando il corpo di tanto in tanto con un asciugamano bagnato.
Sudato e nudo anch’io, non ebbi la forza di replicare. Anche perché, una volta finito il pistolotto, lui si congedò rapidamente. “I go out for business“. Passò quindi nell’altra stanza per la classica secchiata gelida.
Che affari si concludono a Tampere dopo le 18.00 del pomeriggio?
Un mobiliere planetario
Google a quel tempo era ancora neonato (o comunque non era il gigante che frequentiamo adesso). Mi ci volle un po’ di tempo per dare un nome e un cognome al signore sudato che avevo incontrato nella sauna dell’albergo di Tampere. Ma ci riuscii. Era uno svedese – ok – ma era anche degli uomini più ricchi del mondo. E, si dice, anche uno dei più parsimoniosi.
Si chiamava Igvar Kamprad. Certo che era un mobiliere, ma un mobiliere planetario. Aveva inventato e portato in tutto il mondo IKEA. Era lui il signor Ikea.

Su Ingvar Kamprad si sono scritte molte cose: le giovanili simpatie neonaziste, le scuse rivolte decenni dopo alla comunità ebraica, gli inevitabili problemi con il fisco e la residenza in Svizzera, la parsimonia come stile di vita. Con aneddoti e particolari a volte fantasiosi, a volte documentati.
Ai miei occhi la maggior parte delle cose che mi è capitato di leggere, hanno il sapore del clamore per forza, della trovata giornalistica, del voler mettere sotto una certa luce un uomo che aveva perseguito con determinazione i suoi fini, senza andare troppo per il sottile quanto a mezzi.
L’unica luce sotto la quale io ancora vedo è invece quella, fioca, della sauna dello Scandic. Dove un poveraccio come me e uno degli uomini più ricchi del mondo, si erano incontrati per caso. Come in un titolo di Handke: L’ora in cui non sapevamo niente l’uno dell’altro.
E poi non ditemi che la Finlandia non è un paese egualitario.
Coincidenza, casualità, entusiasmo. Avventura e riflessione, ciò che riempie la vita e deposita quel granello di sabbia che fa la differenza
Manca lo spettacolo ma ci siamo con fantasia e voglia di andare . . .
Grazie per i commenti.
Vau, che bella sorpresa leggere questo articolo che mi ha inoltrato la mia cara amica! Si, sono proprio io quella signora Pirkko, addetta dell’ambasciata anni 90 ( e sono stata fino fine dell’anno 2016). Che bei ricordi del mio lavoro che amavo e lo facevo con l’entusiasmo. Per me era un onore a fare conoscere il mio paese natale, specialmente ai giovani studenti, ai giornalisti, amanti di musica e a chiunque chi era interessato della bellissima Finlandia.
Almeno una volta nella vita dovete prendervi una pausa e vivere la natura, pace e i profumi della Finlandia.
Che bella sorpresa questo commento della signora Pirkko! Nel suo lavoro, all’ambasciata di Finlandia, è stata una fenomenale alfiera del suo Paese. Che io ho conosciuto, in più occasioni, proprio grazie a lei. Una bella soddisfazione per i finlandesi avere un’ambasciatrice di cultura come lei, rouva Rossi.
Grazie, Lei è molto gentile. Cmq mi fanno molto piacere le sue parole…grazie ancora di cuore!
ci vediamo per un caffè? 3396030514
Leggendo articolo sono orgoglioso Di essere finlandese