In-Box 2021. Generazione e rigenerazione

In-Box è un termometro. Misura la temperatura del giovane teatro italiano. Quello vivace. Indipendente. Quello che non sta là a calcolare con gli algoritmi. Un teatro semplicemente libero. Che molti chiamano emergente. Che io chiamerei rinnovamento. O rigenerazione.

In-Box 2021 - La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza- Les-Moustaches (ph. Simona-Albani)
La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza- Les Moustaches (ph. Simona-Albani)

Se poi In-Box è dal vivo – come succede da qualche anno a Siena, complici Straligut Teatro e Fondazione Toscana Spettacolo – tanto di guadagnato. 

Passati attraverso le selezioni di In-Box dal vivo, in questi anni visto emergere a Siena e poi affermarsi Caroline Baglioni e Silvia Gribaudi, Oyes e Controcanto, Paolo Paolocà e Fabiana Iacozzilli. Sono passati tutti sul palcoscenico del teatro dei Rozzi, o quello dei Rinnovati, o al teatro del Costone, e sono i nomi che formano oggi l’area più agile e movimentata del teatro italiano, i nomi che lasceranno un segno negli anni Venti. 

Per questo In-Box è un luogo di articolazione, un osservatorio unico. Un contest speciale.

La Foresta, I Pesci / Ortika (Napoli-Torino)
La Foresta, I Pesci / Ortika (Napoli-Torino)

Come funziona

Selezionate da una giuria di una settantina di operatori teatrali, che programmano festival, sale teatrali, circuiti, manifestazioni in tutta Italia, alcune centinaia di candidature (quest’anno erano 564) si assottigliano fino a ridursi a una manciata di finalisti. A cui si aggiungono i finalisti di In_Box Verde (la sezione riservata al pubblico infantile e adolescente).

A selezionarli è gente esperta. Io di loro mi fido. Colleghi che si conoscono e soprattutto conoscono le proprie platee. Ne intuiscono i gusti e le inclinazioni. Sanno quale titolo potrà piacere alle a un certo tipo di pubblico e quale no. Riuniti in una assemblea finale, acquistano le repliche di ciascun spettacolo e le programmano nella stagione prossima. Tra i finalisti vince il più acquistato. Vince per modo di dire dire, il punto è che lavorerà. Di questi tempi, meno male.

L’edizione di quest’anno

Sei erano i finalisti di questa In-Box dal vivo 2021. Buona annata direi.

Tra questi sei, le differenze si sono notate. Con una divisione netta tra creazioni che consapevolmente si appoggiano al passato prossimo del teatro nazionale (uso di lingue regionali, drammaturgie di ispirazione civile, linearità della narrazione) e quelle che guardano invece a un prossimo futuro, a una scena che accolga nuove architetture di racconto, manipolazione di contenuti, tecnologie audiovideo, e pure l’interazione con il pubblico.

Di questo secondo indirizzo fa certo parte il più ardito tra i titoli finalisti, Arturo, in cui Niccolò Matcovich e Laura Nardinocchi, in modalità fortemente emozionale, raccontano il rapporto che ciascuno di loro due (o meglio, ciascuno di noi) ha stabilito o stabilirà con il padre, inevitabilmente destinato a morire, e a lasciare sedimentati dentro i ricordi. 

Arturo, di e con Niccolo Matcovich e Laura Nardinocchi (Roma)
Arturo, di e con Niccolo Matcovich e Laura Nardinocchi (Roma)

Creazione ardita, ho detto prima, forse troppo per le platee più tradizionali, Arturo è stato facilmente sopravanzato da Apocalisse tascabile di Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri. Con le lusinghe più facili di un cabaret esistenziale, i due riescono a trattare il trash consumistico e le derive linguistiche della generazione Erasmus, infilzandone gli snodi. Ciò che avevano fatto 15 anni fa quelli di Babilonia Teatro. Il registro però è aggiornato con sapienza e lo premiano i compratori, assicurandogli un cospicuo numero di repliche.

In-Box 2021 - Apocalisse Tascabile, Fettarappa-Guerrieri (Roma)
Apocalisse Tascabile, Fettarappa-Guerrieri (Roma)

Questi, per me, erano i più interessanti. Seguono, gli altri. Tra il napoletano verace di Il colloquio (tre donne in attesa davanti al portone del carcere di Poggioreale) e il finto-contadino di La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza (poetico ragazzo sovrappeso sogna una carriera di danzatore), in territorio neutro si è posta la scrittura esperta di Blue Thunder. Il testo è dell’irlandese Padraic Walsh, ben condotto, quindi, ma come al solito inquadrato dentro i conflitti di una famiglia disfunzionale. L’efficace prova attorale era di Marco Cavalcoli, Mauro Lamanna, (anche regista) e della nuova star delle serie tv Gianmarco Saurino.

Un po’ meno mi ha convito La Foresta del duo I Pesci – Ortika, che sembra inseguire un sogno generazionale, sul filo dello sballo ma finisce – è una valutazione mia molto personale – solo col girarci attorno.

In-Box 2021 - Blue Thunder, Divina Mania (Roma)
Blue Thunder, Divina Mania (Roma)

Ma avessi un teatro a disposizione, li programmerei quasi tutti, perché ciascuno, dentro la propria fabbrica creativa, sembra cogliere una necessità, il filo di un interesse del pubblico, o piuttosto dei pubblici. Che per fortuna sono tanti e rappresentano la varietà di gusti e di culture del teatro italiano meno ingessato e istituzionale. Quello che piace a me.

Peccato solo che un teatro a disposizione io non ce l’abbia. Ancora. 😉

Tra la guerra e la pace con il virus, il tempo sospeso di chi disegna teatro

Ho ripreso a viaggiare. Vorrà dire che siamo in tempo di pace. O almeno, che c’è un armistizio. Tra tamponi e vaccinazioni, la guerra quotidiana al virus si è fatta meno guerreggiata, e quasi tutti riprendiamo a fare ciò che facevamo. Più o meno. Io viaggio di nuovo, ma non mi dimentico della guerra.

disegni di François Olislaeger

Guerra e pace

Nel segno del combattimento anzi, ho ricominciato anche a vedere spettacoli. E gli spettacoli a vedere me.

Dopo mesi che non entravo in un teatro, una sala mi ha accolto con una bella storia di Guerra e Pace. Che non è solo il titolo che ha riaperto le porte del Teatro Morlacchi a Perugia, ma è anche il senso della vicenda che ha portato il Teatro stabile dell’Umbria a mettere finalmente e avventurosamente in scena (e non solo in scena) uno spettacolo programmato dalla scorsa estate.

Una produzione che tra decreti e ordinanze, guerre di politici e virologi, paci interrotte, poteva anche non arrivare mai al debutto. Ci è arrivata infine, allargandosi su più fronti, come succede nel tempo delle guerre, escogitando soluzioni di fortuna, scavalcando il limite della ribalta, invadendo la platea svuotata, esondando negli spazi cittadini con episodi site-specific intitolati Vorrei scrivere con tratti di fuoco.

Un fiume di parole di adattamento dai due primi libri del romanzo di Lev Tolstoj, firmate Letizia Russo che ha combattuto pure lei con le milleduecento pagine dell’affresco storico. Centosessantotto proiettori tra convenzionali a incandescenza e motorizzati led e duecentottantanove memorie luci. Quattrordici attori che danno vita a decine e decine di personaggi, spostandosi tra palcoscenico e platea per le cinque ore di durata dei due episodi, congegnati dal regista Andrea Baracco e dalla scenografa e costumista Marta Crisolini Malatesta. Instancabili tutti, anche nel avanzare e nel retrocedere del lavoro, dei permessi, dei protocolli sanitari, delle date che slittano, dell’incertezza sull’esito.

Mosca, Pietroburgo, Austerliz. Le feste e i campi di battaglia, le carrozze, i duelli, la massoneria e l’esercito, il desiderio e i funerali, gli esterni gelidi e il calore delle case. Napoleone. E come vuole il regista Baracco, anche “i suoni delle forchette e dei coltelli, i tintinnio dei bicchieri, il passo discreto dei camerieri, il nome delle porte e dei vini. Mai forse, qualcuno ha rappresentato con più grazia e potenza insieme, l’inconsistente”.

disegno di François Olislaeger

Disegno come teatro di guerra

Di tutto questo combattere, di questo stop and go durato mesi e mesi, resta un traccia che come tutte le tracce è rivelatrice. E dimostra che il teatro non è solo ciò che banalmente chiamiamo teatro.

Teatro, per esempio, sono anche le tavole a fumetti. Quelle in bianco e nero che il disegnatore e fumettista franco-belga François Olislaeger ha realizzato nel tempo sospeso di quei mesi in cui, nella sala storica del Morlacchi, Guerra e Pace è cresciuto senza spettatori. Se non Olislaeger, che dal suo palchetto a strapiombo sulla platea ha osservato e disegnato, partecipe a pieno titolo della creazione. Artefice pure lui, come le attrici e gli attori, come i tecnici e le maestranze, come lo stesso regista.

Si disegna meglio in teatro, c’è un’energia, l’energia umana che corre e si diffonde. L’intera sala ne è colma” scrive Olislaeger in cima a uno dei suoi disegni. Raccolti in un fascicolo che in questo momento sto sfogliando e che si intitola Diario di uno spettatore clandestino.

disegno di François Olislaeger

Si disegna bene a teatro. È una cosa che il mio amico Renzo Francabandera sa benissimo, perché anche lui fa così. Disegna durante gli spettacoli: puntando gli occhi sulla performance, per puntarli un attimo dopo sui suoi fogli e sui suoi pastelli a cera. Fa teatro anche Renzo. E le sue tavole sono anche teatro.

Renzo Francabandera disegna a teatro
Renzo Francabandera disegna a teatro

In-box, nel tempo ritrovato tempo della pace

Chissà se in questo ritrovato tempo di pace, o di armistizio soltanto, ritroverò anche lui, che torna a disegnare durante gli spettacoli. Chissà se ci sarà pure Renzo in quest ‘altra storica sala italiana, quella dei Teatro dei Rozzi di Siena. Dove un treno mi sta portando ora.

Ritorno insomma anch’io alle mie abitudini. E l’edizione 2021 di In-Box non me la perdo, dopo che quella online dello scorso anno mi era andata buca. Di questa manifestazione ho parlato altre volte su QuanteScene!

Se mi seguite, saprete che si tratta di un punto di osservazione proprio interessante su ciò che si muove nel più fervido teatro italiano, perché seleziona e mette a concorso (forse sarebbe meglio dire che mette in palio) ciò che gli spettatori vedranno nelle stagioni prossime. Qui, in un post del 2017, vi spiego come funziona. E qui sul sito della manifestazione potete vedere quali sono gli spettacoli e gli eventi previsti in queste giornate, da oggi mercoledì 10, fino al 16 giugno a Siena. Città nella quale è promosso da Straligut Teatro insieme a Mibact, Regione Toscana, Comune di Siena e Fondazione Toscana Spettacolo.

Di ciò che succederà in questi giorni, parlerò in uno dei prossimi post. Mentre il treno è quasi arrivato alla stazione di Firenze, da dove riparto subito per Siena. Anche perché oramai siamo in tempo di pace.

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GUERRA E PACE
riscrittura Letizia Russo
regia Andrea Baracco

con Giordano Agrusta, Caroline Baglioni, Carolina Balucani, Dario Cantarelli, Stefano Fresi, Ilaria Genatiempo, Lucia Lavia, Emiliano Masala, Laurence Mazzoni, Woody Neri, Alessandro Pezzali, Emilia Scarpati Fanetti, Aleph Viola, Oskar Winiarski

scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Simone De Angelis
musiche originali Giacomo Vezzani
produzione Teatro Stabile dell’Umbria
con il contributo speciale della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli

disegni di François Olislaeger