Trieste, all’inizio del Novecento, era cara al cuore degli italiani per le bandiere tricolori e irredentiste. Ben altre bandiere, verso la fine del secolo breve, fecero tornare Trieste alla ribalta.
A sventolare la bandiera di un amore più libero fu lei, che oggi ci ha lasciati. “La mia vita è una roulette, i miei numeri tu li sai” diceva la prima strofa della sua canzone del 1978, in Italia forse la più famosa di Raffaella Carrà . “Il mio corpo è una moquette, dove tu ti addormenterai”, aggiungeva la seconda.

Subito dopo il ritornello, che stampò la città con “l’identità di frontiera” (Magris) nelle aspettative erotiche di tutti gli italiani. E delle italiane.
Com’è bello far l’amore da Trieste in giù
“L’importante è farlo sempre con chi hai voglia tu“, precisava la rima. Raffaella Carrà ne faceva una questione di latitudine. Era solo a meridione del parallelo di Trieste che gli italiani cominciavano a dar prova della loro prestanza. La famosa Raffaella Carrà’s Line: le performance migliori, solo sotto il 45° parallelo.
Più a nord solo patetici tentativi? Tutti scarsi a Udine, a Belluno, a Trento, a Bolzano? Certo che no. Ma era solo da Trieste in giù che la cosa diventava più bella e più intensa.
E Raffaella, vera figlia dei fiori (neanche 25 anni aveva nel ’68) ci aggiungeva l’impegno pacifista, quello di Joan Baez e di Bob Dylan. Fate l’amore, non la guerra. E fatelo a letto.
“Ma girando la mia terra, io mi sono convinta che, non c’è odio non c’è guerra, quando a letto l’amore c’è”.
Tanti auguri, a chi tanti amanti ha
Secondo Raffaella Carrà non era importante che il partner fosse “di campagna o di città“. Lei, cuore vagabondo, regole non ne aveva: bastava piacersi.
Il motivo per la quale amai questa canzone, era ancora un altro però. Non perché sono nato a Trieste. Ma perché certe amiche, un po’ rigide, si indignavano quando prendevo un po’ in giro le sofferenti d’amore, quelle lasciate da fidanzati, mariti e amanti. Donne che si struggevano mesi e mesi per essere state scaricate. E vivevano una rottura come una vedovanza. Ferme là, a piangersi addosso.
E se ti lascia lo sai che si fa?
Raffella, la risposta ce l’aveva pronta. E io con lei. “Trovi un altro più bello, che problemi non ha”. Una maestra di vita, insomma.
Perciò anche adesso che Raffaella e il suo casco biondo non ci sono più, continueremo a raccomandarlo a tutti gli italiani e le italiane. Non fa niente se abitano più a nord di Trieste.