“La televisione era lei” dice oggi e senza possibilità di smentita la sua collega più giovane, Maria Giovanna Elmi, ottant’anni compiuti.
“Un punto di riferimento per tutti gli italiani” aveva dichiarato Sergio Mattarella, ottant’anni anche lui, facendole gli auguri per il compleanno.

Nicoletta Orsomando, scomparsa oggi, a 92 anni, era davvero la televisione italiana del ‘900 e il punto di riferimento per la generazione dei boomers, nati e cresciuti in parallelo con l’apparecchio televisivo.
Garbata, gentile, sorridente
Sono gli aggettivi che più si ricorrono nell’antologia di obituaries (forma elegante per dire necrologio) che ha invaso oggi le reti e i giornali. Un’icona che ricordiamo tutti, noi boomers e non solo.
L’acconciatura sempre uguale attraverso i decenni. La voce sicura e la dizione esatta anche con i nomi più esotici. Il piglio discreto con cui entrava, sera dopo sera, nelle cucine degli italiani per annunciare, all’ora di cena, i programmi. Più precisa del Radiocorriere. Più in diretta di tutti. Sempre sul pezzo.

Non era stata la prima, ma certo fu la più iconica di tutte le annunciatrici: le signorine buonasera, che nell’Italia del boom prima, e dello sboom dopo, sapevano vagamente cullare il blando immaginario erotico della borghesia italiana.
La Farinon viso d’angelo, la Gambineri nuvola bionda, la femme fatale Cannuli (Noschese, ci campò per anni), la Cercato acqua sapone, la fata Elmi, il pepe di Peppi Franzlin. Uomini nemmeno uno, ci mancherebbe.
Ma lei, la Orsomando, no. L’eros faceva a pugni con suo il sorriso inclusivo, con il suo filo di perle, con gli abiti che per le spettatrici erano la quintessenza del classico. Magari soltanto nel mezzobusto dell’inquadratura.
Poi venne la neo-televisione (la paternità del termine è di Umberto Eco). E tutto il vecchio mondo televisivo, educato e pedagogico, scomparve. Scomparvero anche signorine buonasera, Tanto in Rai, tanto nelle reti commerciali. Marina Morgan fu l’ultima, o quasi.
Le annunciatrici vennero dismesse, si affermarono le conduttrici. Disinvolte. Determinate. A volte impiccione. Usavano il telefono come un’arma. Chi l’ha visto? Pronto, Raffaella?
L’annunciatrice che ne aveva fatte tante
Se avete la pazienza di scorrere la Wiki di Nicoletta Orsomando, troverete pane per la vostra curiosità. E se avete più di cinque decenni alle spalle, scorrerà con lei, davanti ai vostri occhi, la storia stessa della televisione italiana.
Dall’Amico degli animali, Angelo Lombardi, al Disco per l’estate di Vittorio Salvetti. Dal Festival di Sanremo, un passo dietro al proverbiale Nunzio Filogamo, a La giornata parlamentare con il severo Jader Jacobelli.
Anche un po’ di cinema, in prima persona. In Totò, lascia o raddoppia? di Camillo Mastrocinque (1956) interpretava se stessa. Esattamente come avrebbe fatto in Parenti serpenti di Mario Monicelli, quasi quarant’anni dopo.
Orsomando e quella Rai bacchettona, castigatissima
“Ricordo che inaugurando un nuovo centro di produzione – rievocava Orsomando alcuni anni fa – indossai un abito da sera con un castigatissimo décolleté. La Rai a quei tempi aveva un direttore intelligente e colto, ma era una specie di prete laico. Un funzionario zelante si precipitò a prendere una rosa per coprire quel poco che c’era da coprire e evitare lo scandalo”.
Di quella Rai bacchettona e ultrademocristiana, lei era stata comunque il volto. Anche se, nella testa le si muovevano le idee che avrebbero di lì a poco cambiato non solo la televisione, ma l’intero Paese. Come dimostra questa intervista del 1979, dove Nicoletta Orsomando dice cose che andrebbero sottoscritte, ancora oggi.
Anche per questo, non solo scusiamo, ma siamo tutti con lei, quando le tocca combattere, oltre che i direttori cattolici, pure i colpi di tosse.