Si conclude oggi a Gorizia e Nova Gorica – tra Italia e Slovenia – la seconda edizione di Visavì, il festival di danza contemporanea che ha dato il via ai progetti transfrontalieri destinati a culminare quando le due città, insieme, tra quattro anni, saranno Capitale Europea della Cultura 2025.

Quattro anni sembrano molti. Ma il tempo corre veloce. E già c’è chi si rimbocca le maniche guardando verso il traguardo del 2025. Quando la città divisa di Gorizia-Nova Gorica, sarà nuovamente unita come Capitale Europea della Cultura.
Nella roadmap culturale che porterà a quella data, lo spettacolo dal vivo avrà un ruolo importante. Una prima tappa è già Visavì, festival di danza contemporanea nato lo scorso anno da un’intuizione carica di futuro di Artisti.Associati e del suo direttore Walter Mramor.
Quest’anno, da giovedì 28 ottobre e fino a oggi, un pullman ha fatto la spola tra il Teatro Verdi di Gorizia e lo Slovensko Narodno Gledališče, il teatro nazionale sloveno di Nova Gorica.
Un traghetto su gomma, che portava dall’una all’altra parte di un confine oggi quasi invisibile, quel pubblico internazionale venuto qui per anteprime, debutti, progetti di coreografia – 14 eventi in tutto – che dimostrano quanto Visavì, nato idealmente come spin-off della piattaforma di danza NID 2017 (vedi qui), stia crescendo.
E sia pronto a manifestare il suo potenziale pieno, tra quattro anni, quando saranno eventi culturali e spettacoli a rinsaldare una delle frontiere più tormentate dello scorso secolo.

Breve riassunto di storia locale
1918. Gorizia e la sua provincia, fino a allora territorio dell’Impero austroungarico, entrano a far parte del Regno d’Italia. La Nizza dell’Impero – così la definiva nell’800 Carl von Czoernig, promotore turistico ante litteram – diventa territorio italiano di frontiera.
1947. Gli esiti della seconda guerra mondiale tracciano un confine tra Italia e Jugoslavia che incide la città come un bisturi, la separa dalla sua provincia, spezza in due perfino un piccolo cimitero, affidando metà delle anime alla sovranità di Roma e metà a quella di Belgrado. Comincia il gelo della guerra fredda.
2004. L’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea ripristina il legame tra il centro storico della città italiana e i suoi sobborghi, cresciuti intanto oltreconfine. La piazza della stazione ferroviaria Transalpina, liberata da muri e reti, finalmente attraversabile da Est a Ovest, da Ovest a Est, diventa il simbolo di una Europa permeabile per i suoi cittadini.
2025. Individuate come Capitale della Cultura tra molte agguerrite concorrenti, Gorizia e Nova Gorica, saranno di fatto una città unificata.

Antichi valichi, nuove reti
Certo, tra 2020 e 2021 ci si è messa talvolta la pandemia, a innalzare tra Stato e Stato nuovi posti di blocco, nuove reti. Ma nei giorni scorsi, quelli di Visavì, il pullman degli artisti e del pubblico transitava spedito, oltre gli antichi valichi di frontiera. Ed erano in pochi a intuire quando si era effettivamente dall’altra parte. Perché nel 2025, nel nome di questa comune cultura non ci sarà un’altra parte.

E anche perché gli artisti – coreografi e danzatori, in questo caso – sono naturalmente borderless. Una creazione come quella del coreografo Roberto Castello – che a Visavì ha presentato in anteprima Inferno – sarà tra pochi giorni a Roma nel calendario del festival RomaEuropa, e immediatamente dopo al Centre Dramatique de Montpellier in Francia, per proseguire poi nelle città dei tanti co-produttori: dalla Loira a Genova alla Toscana al Piemonte.

Ma che razza d’Inferno?
Non quello di Dante, certamente. Che per noia, dopo l’abbuffata 2021, Roberto Castello mette in un angolo, preferendogli semmai un’idea di Commedia. Questa sì con inizio lugubre e finale gioioso. Anzi brillante, spiritoso, come può essere una comedy oggi, tra proiezioni di spassosa grafica 3d e party tra amici, dove si balla, si scherza, si fanno le ore piccole.
Tutti un po’ bevuti, tutti un po’ eccitati. Carichi di quella energia che il pulse musicale creato Marco Zanotti e Andrea Taravelli con il Fender Rhodes (tranquilli, è un piano elettrico) di Paolo Pee Wee, trasmette instancabile a chi si muove in palcoscenico, e anche a chi sta seduto in platea, scalpitando.

È chiaro che il vecchio concetto di coreografia, così come quello di bello stile, qui si perdono. Ma è lo spirito dei tempi che sempre più si sposta sul post-coreografico e lascia spazio a dinamiche nuove di movimento, meno estetizzanti, più vive, più pulsanti.
Mi è piaciuto molto, insomma, il lavoro di Roberto Castello, il quale, negli anni ’80, certo più giovane dell’attuale sessantina, è stato tra i padri fondatori della nuova danza italiana, con Sosta Palmizi. Mi ha messo in sintonia con il palcoscenico.
Ipnotico
Così come mi ha ipnotizzato la ricerca che un gruppo giovane oggi, il collettivo M.I. N.E., ha preparato per il varo della compagnia e intitolato appunto Esercizi per un manifesto poetico. Ostinata e sequenziale, frutto di una serie di Residenze e rigorosa come un allenamento sulle possibilità del corpo, l’architettura degli Esercizi poggia su un’azione sola, spavalda, saltellante, che si ripete all’infinto per strizzare l’occhio alla danza di durata. Fenomeno che, ancora una volta, rappresenta il superamento del coreografare del ‘900, tante volte concentrato sullo sviluppo di una drammaturgia dei gesti.
Qui sono invece le dieci gambe del collettivo a lavorare di sincrono, sullo stesso pattern, variandolo. Come nella musica minimalista. O come sui campi di calcio.

Danzare l’arte
A prefigurare il futuro, che sarà fatto di ibridazioni, c’è anche l’interesse e la cura che da parecchi anni Marta Bevilacqua, con la sua compagnia di danza Arearea, rivolge all’arte.
L’arte figurativa di quadri e statue, che abituate alla quiete di un museo si trovano improvvisamente accanto una, due, tre danzatrici. Le quali, con quel ritratto, quel paesaggio, quel busto, avviano un dialogo e lo assorbono nel movimento.

Oggetto dell’attenzione della coreografa questa volta era Palazzo Attemps-Petzenstein, pinacoteca goriziana ricca di suggestioni per Bevilacqua, che assieme a Valentina Saggin e Anna Savanelli, ha fatto da guida danzante a visitatori- spettatori.

Visavì, quattrordici eventi, dicevo
Impossibile ripercorrerli tutti. Anche perché l’atteso Soul Chain dell’israeliana Sharon Eyal è stato bloccato su qualche frontiera dai tamponi positivi Covid. Anche perché i formati brevi (ne sono stati presentati alcuni, tra cui un chiaroscurale Tripofobia di Pablo Girolami e Giacomo Todeschi), devono per definizione crescere ancora. O semplicemente perché altri interessanti titoli mica sono riuscito ad acchiapparli.
Ma mi capiterà facilmente di incrociarli, visto che nel sistema dello spettacolo dal vivo in Italia il peso specifico della danza cresce esponenzialmente. E nelle programmazioni di festival, stagioni, rassegne, cartelloni sempre più spesso… entra in ballo.
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INFERNO
coreografia, regia, progetto video Roberto Castello
danza Martina Auddino, Erica Bravini, Jacopo Buccino, Riccardo De Simone, Alessandra Moretti, Giselda Ranieri, Ilenia Romano
musica Marco Zanotti in collaborazione con Andrea Taravelli
fender rhodes Paolo Pee Wee Durante
luci Leonardo Badalassi
costumi Desirée Costanzo
una coproduzione ALDES, CCN de Nantes nel quadro di ‘accueil-studio’, sostenuto da Ministère de la Culture / DRAC des pays de la Loire, Romaeuropa Festival, Théâtre des 13 vents CDN, Centre Dramatique National Montpellier, Palcoscenico Danza – Fondazione TPE
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ESERCIZI PER UN MANIFESTO POETICO
con Francesco Saverio Cavaliere, Fabio Novembrini, Siro Guglielmi, Roberta Racis, Silvia Sisto
musica Samuele Cestola
una produzione Fondazione Fabbrica Europa per le Arti Contemporanee
Progetto selezionato per ARTEFICI 2019 Residenze Creative FVG/Artisti Associati Gorizia; vincitore di DNAppunti Coreografici 2019 sostenuto da Centro Nazionale di produzione Firenze – Compagnia Virgilio Sieni, Operaestate Festival/CSC Centro per la scena contemporanea del Comune di Bassano del Grappa, L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale Centro di Residenza Emilia Romagna, Fondazione Romaeuropa, Gender Bender Festival di Bologna e Triennale Milano Teatro; selezionato per NID platform 2021
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VISAVI’ MEETS ART
con Marta Bevilacqua, Valentina Saggin, Anna Savanelli
produzione Compagnia Arearea
con il sostegno di MiC, Regione FVG
in collaborazione con ERPAC FVG