Giocare con Rimini Protokoll. E farlo sul serio

A volte mi scappa di dire spettacoli. Ma i lavori di Helgard Haug, Stefan Kaegi e Daniel Wetzel, che conoscete meglio con il nome di Rimini Prokotoll, sono un’altra cosa.

Più giusto sarebbe dire progetti portati a termine, idee che si sono realizzate, esperimenti riusciti. Ma soprattutto giochi sociali, pubblici.

Come La conferenza degli assenti (fino a questa sera a La Pelanda a Roma nel cartellone di RomaEuropa Festival).

l'edizione italiana di Conference of the Absent (ph Cosimo Trimboli)
l’edizione italiana di Conference of the Absent (ph Cosimo Trimboli)

A volte i Rimini Protokoll giocano con il pubblico in un teatro, ma più spesso lo fanno altrove: invitando quello stesso pubblico ad attraversare una città a piedi, a sedersi attorno a un tavolo a casa di qualcuno, a visitare un museo o un edificio ricco di storie. Può anche accadere in una piazza, in un parco, su una spiaggia, in un cantiere edile, dentro un camion.

Le loro creazioni sono esperienze collettive, per le quali il teatro spesso non trova un nome. Perché si collocano al margine della scena così come ancora oggi la concepiamo. Perché non prevedono la tradizionale distanza né l’opposizione tra chi fa l’artista e chi lo guarda. 

Stefan Kaegi, Helgard Haug e Daniel Wetzel (ph. WDR/David von Becker)
Stefan Kaegi, Helgard Haug e Daniel Wetzel (ph. WDR/David von Becker)

Da qualche mese, tutti i loro titoli sono raccolti in un libro. Vent’anni di progetti attraverso i quali si può capire come la compagnia di Berlino, i loro collaboratori e tutti gli “esperti del quotidiano” con i quali hanno lavorato, siano diventati qualcosa di unico (anche se spesso imitato) nel campo delle arti performative in tutto il mondo. Non solo: anche in quello in cui si progettano nuove abitudini e nuove culture.

Rimini Protokoll - 2000-2020 Il libro di Imanuel Schipper pubblicato da Walther und Franz König
Il libro di Imanuel Schipper pubblicato nel 2021 da Walther und Franz König

Qualche mese fa, su questo blog, ho raccontato com’era fatto uno dei loro lavori meglio riusciti (vedi qui Remote al Mittelfest di Cividale). Oggi vi dico due cose su Conference of the Absent, visto alla Pelanda del Mattatoio di Roma, nel cartellone del festival RomaEuropa.

Già il titolo anticipa una conferenza. Il formato è appunto quello: brevi contributi di nove relatori, su un tema che all’inizio appare abbastanza vago: l’Assenza. 

Ma fin da subito una voce sintetica, o quasi, una di quelle a cui ci stiamo sempre più abituando, chiarisce le caratteristiche di questa assenza. I nove relatori non ci sono, questi “esperti” sul tema dell’assenza non sono presenti all’appuntamento. Sembra un paradosso, ma è il senso ultimo del nuovo gioco pubblico di Rimini Protokoll.

Dare voce agli assenti

A impersonarli, a dire le loro parole, a sostenere le loro tesi, saranno altrettante persone del pubblico che – volontariamente – saliranno sulla pedana. E parleranno per conto di chi è assente.

L’assenza dei relatori può avere diverse motivazioni. Li tiene lontani la distanza, una disabilità impedisce loro di muoversi, presentarsi in pubblico rappresenta per loro un ostacolo, un pericolo, la vergogna. O potrebbe mettere a rischio la loro stessa vita.

Inversamente, la presenza di qualcuno che dia loro voce sul palco innesca un meccanismo di rappresentanza e re-citazione, che ha molto a che fare con il teatro. Ma anche con il principio che regola le democrazie rappresentative, i procedimenti di delega, il moltiplicarsi delle protesi attraverso le quali le nuove tecnologie hanno ampliato i limiti del nostro corpo, i limiti della sostenibilità ambientale e economica.

Rimini Protokoll - Conference of the Absent

Inizialmente, sembra un gioco. Uno di quelli in cui deleghiamo agli avatar la nostra identità. Un gioco al quale molti tra il pubblico aderiscono immediatamente, altri restano invece più scettici. Eppure mano mano che Conference of the Absent procede, oltre la dimensione ludica e un po’ esibizionista che il meccanismo comporta, si manifestano sul palcoscenico aree di riflessioni importanti. Per chi ci vuole riflettere, ovviamente. Entrano in ballo principi etici, divisioni politiche e conflitti bellici, pratiche virtuose, civili provocazioni. 

Attraverso i messaggi letti su carta, ascoltati in cuffia, illustrati in video, alle ragioni degli assenti viene data voce, e l’immaginabile della rappresentazione si sposta dalla steppa russa al conflitto somalo, dalla occupazione nazista della Polonia ai campi di concentramento per migranti odierni sulle isole greche. Distribuiti nell’arco di due ore i casi, le motivazioni, si moltiplicano, colpiscono l’attenzione, incidono la coscienza di chi assiste. E non sempre è facile condividerle tutte. 

l'edizione italiana di Conference of the Absent (ph Cosimo Trimboli)
(ph. Cosimo Trimboli)

Resta la convinzione, mentre si lascia La Pelanda, che siano proprio le vicende individuali, proprio la verità privata di ciascuna esperienza a incidere sul pensiero e sull’agire pubblico di chi le ascolta.

Experten des Alltags, esperti del quotidiano, è l’etichetta che Rimini Protokoll ha sempre dato alle persone di cui, in progetti ogni volta diversi, ha raccontato la storia. Che la prossima volta potrebbe essere anche la mia, la tua, la nostra storia.

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LA CONFERENZA DEGLI ASSENTI 

Ideazione / testo / regia: Helgard Haug, Stefan Kaegi, Daniel Wetzel
Scena / Video e design luci: Marc Jungreithmeier
Sound design: Daniel Dorsch
Ricerca / Drammaturgia: Imanuel Schipper, Lüder Pit Wilcke
Con la voce di: Lisa Lippi Pagliai
e le voci in ear di: Daniele Natali e Evelina Rosselli
Cooperazione per l’educazione politico-culturale: Dr. Werner Friedrichs
Una produzione Rimini Protokoll / Rimini Apparat
in co-produzione con Staatsschauspiel Dresden, Ruhrfestspiele Recklinghausen, HAU Hebbel am Ufer (Berlin) and Goethe-Institut

2 risposte a “Giocare con Rimini Protokoll. E farlo sul serio”

  1. Giocare con il mondo per mettere in gioco se stessi, quale modo migliore per mettersi a nudo e scoprire quello che neanche la fantasia riesce a scovare

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