L’ultimo post dell’anno, lo dedico agli uffici stampa. Alle ufficie stampa anzi, perché è una specializzazione per lo più femminile. E sono loro – capitane della comunicazione – le interlocutrici più frequenti nel mio lavoro. Le mie fonti, le mie informatrici, le suggeritrici.
Ufficio stampa è una definizione vecchia come il cucco. Oggi si stampa poco, i giornali su carta si leggono sempre di meno, e in una decina di anni il loro lavoro si è trasformato radicalmente. Su Quante Scene! nell’ultimo post del 2019, ringraziavo tutte queste esperte di comunicazione e mi divertivo a ricordare i tempi gloriosi e battaglieri dell’ufficio stampa vecchio stile. Quello fatto soprattutto di pubbliche relazioni. E passavo in rassegna i nuovi compiti digitali che vengono imposti oggi dalla diffusione di e-mail, messaggerie, social, zoomate, ecc. Ufficio stampa addio – dicevo – nell’infosfera, ai tempi delle infodemia, il ruolo chiave è dei Media Department.
Nuovi strumenti comportano anche nuovi linguaggi. E nuove grammatiche. Su questo punto non siamo ben messi. L’aggiornamento del come-fare, la conoscenza delle nuove pratiche, non è stata altrettanto veloce. E non altrettanto efficace.
Era la stampa, bellezza
Molte fra le mie care interlocutrici lavorano di whatsapp e smartphone recentissimi. Ma pensano alla vecchia maniera, quando le foto si facevano con le reflex, si stampavano in bianco e nero, si spedivano alle redazioni dei giornali con il corriere. La preistoria: tipo quel famoso film anni ’50 in cui Humphrey Bogart pronuncia la frase fatidica: “È la stampa bellezza, e tu non puoi farci niente. Niente”.
E invece qualcosa ci si può fare. Aggiornandosi, informandosi, mettendo in atto pratiche buone.
Da anni i media ci ricordano che il digitale ha un impatto non indifferente sui consumi energetici. E questo è ovvio, pensando a quanto desktop e telefonini si cibino di energia.
Ma chi per lavoro spedisce mail a raffica dovrebbe anche sapere che le mail inquinano tanto quanto aerei e centrali a carbone. L’invio di un messaggio di solo testo genera circa 4 grammi di CO₂. Con un allegato da 1 Megabyte (e non affatto è una cosa infrequente) si toccano i 20 grammi. Con mail più ciccione si arriva anche a 50 grammi (il libro di Mike Berners Lee che lo racconta, How bad are bananas: the carbon footprint of everything è di 10 anni fa).
Il quarto stato
Ora: quante mail mediamente, tra pubblicità, informazione, conversazione, ricevete ogni giorno? Qual è l’impronta ambientale della vostra corrispondenza digitale? Si stimano 136 Kg di CO₂ a testa ogni anno. Ed è una cifra media. Se il Web fosse uno Stato nazionale, sarebbe il quarto, dopo Cina, Usa e India, per impatto inquinante sul pianeta.
I soliti bene informati dicono poi che ogni giorno il mondo si instradano circa 190 miliardi di mail. E sono tanti quelli e quelle che scrivono per dire “OK. Ricevuto”.
Potete immaginare a quanti viaggi aerei attorno al mondo, a quante centrali a carbone fumanti, corrispondono quei miliardi di letterine. Ecco perché è nata la raccomandazione Think before you thank.
Sarà per questo che in certe mattinate la mia casella postale rigurgita di comunicatoni stampa, lunghi come lenzuola (che mai potrebbero essere pubblicati integralmente, nemmeno sul web) e fotografie allegate, e per niente desiderate, che pesano 10, 20, a volte 30 MB (come spedire in un solo colpo tutta la Divina Commedia illustrata e tradotta in tutte le lingue del mondo).
Sarà per questo che in quelle mattinate mi intristisco già di buon’ora, pensando che grazie a quelle mail pesanti, inutili, ciccione, depositate come grassi insolubili nella mia casella di posta, va in fumo tutto il lavoro virtuoso che faccio con la raccolta differenziata, gli spostamenti a piedi, le borracce di acqua, la doccia al posto del bagnetto con i sali.
Ecco. Ci sono uffici stampa che ogni giorno, invece, spediscono a decine e decine di persone come me, mail grassocce e imburrate di byte, come se fosse sempre Capodanno. Come se ogni santo giorno si facesse festa e bisognasse allestire il cenone.
Un buon auspicio, allora, per il 2022: se dal prossimo 6 gennaio, come fanno tutti, proverete a mettervi a dieta, ricordatevi di tenere a stecchetto anche le vostre mail. Ve ne saremo tutti grati. Anche il pianeta.
E poi, ufficie stampa care, ci pensate? 136 chili in meno.
La finale dei Premi Ubu 2021 dalla discoteca Cocoricò di Riccione. Conduce Chiara Francini, attrice, accompagnata dalla musica di Rodrigo d’Erasmo e Diodato. A Graziano Graziani tocca il compito di commentare attraverso i nomi dei vincitori, le sfide del teatro di oggi.
Diretta text stream della cerimonia di consegna dei Premi Ubu 2021
L’ordine cronologico è inverso: parti dalla fine del post e risali fino alle notizie più recenti.
– – – – – 23.30
“Non siamo stati brevi, ma belli“. Francini e Graziani salutano. Diodato e Rodrigo d’Erasmo cantano. La canzone si intitola Vita meravigliosa.
Sicuri che sia proprio così? Buona notte dal Cocoricò.
– – – – – 23.20
Siamo proprio giunti al traguardo. Il Premio finale va al
Migliore spettacolo di teatro:
Hamlet (regia Antonio Latella)
Mentre il collegamento telefonico con Berlino, da dove dovrebbe parlare Latella, va in panne, Federico Bellini, che ha tradotto Shakespeare, confessa dal palco di aver fallito. Alla Beckett, però, “nel miglior modo possibile“.
Ancora guai con il telefono. Si sentono voci, altre voci. “Latella, ci sei? Spegni quella tv!” ammonisce Francini. “Eh… ma con sto cazzo di Zoom non si capisce nulla“. Poi si scioglie: “a 55 anni ti devi occupare degli altri e dare indietro quello che hai ricevuto, questo per me è il compito“. Di regista, bisogna aggiungere.
Tocca adesso al suo elenco di grazie. Prima di tutto Maria Grazia Gregori ( Mi manchi) e Renato Palazzi (per la tua etica). Poi gli attori di Hamlet: “per aver fatto di me quello che non sono“. E li invita a un tipico merda merda merda, rito propiziatorio di quando si debutta con uno spettacolo: uno scongiuro collettivo. Loro ci stanno. E ci sta anche il pubblico del Cocoricò.
– – – – – 23.15
Migliore spettacolo di danza
Doppelgänger – Bertoni / Abbondanza / Lupinelli
Assieme a Bertoni / Abbondanza, a creare lo spettacolo “che cerca un senso attraverso i cinque sensi” sono stati anche Nerval Teatro, Armunia, Fabio Masi e Angela Fumarola.
– – – – – 23.10
Miglior regia
Fabio Condemi – La filosofia nel boudoir
Nato nel 1988 è il più giovane fra i tanti registi selezionati e nominati in questa edizione degli Ubu. Anche Condemi ha una lista di nomi da ringraziare: “c’è un mondo dentro il lavoro della regia“. Ringrazia pure il marchese de Sade. Del resto senza di lui…
– – – – – 22.50
Migliore attriceo performer
Manuela Lo Sicco per Misericordia (regia Emma Dante)
“Avevo 18 anni quando ho conosciuto Emma, è stato un percorso lungo il nostro. Il Premio lo frantumerei tra tutti gli attori che hanno lavorato con me fin da quando abbiamo cominciato con mPalermu”. Poi legge Il corpo ritorna di Marija Stefanova, poetessa russa, dedicato agli spettatori. E va per le lunghe, ma proprio per le lunghe, eh….
– – – – – – 22.45
Migliore attoreo performer
Gabriele Portoghese per Tiresias
È il terzo premio Ubu 2021, finora, che va a Tiresias, il lavoro di rap lirico mitico poetico scritto da Kae Tempest, lo spettacolo che ha dato a Portoghese l’opportunità di attestarsi come la vera scoperta di questo biennio. L’attore, commosso da ciò che legge, interpreta Uomo a terra, una parte del testo poetico di Tempest.
– – – – – – 22.35
Parlano ora i Gruppi d’ascolto. Ma non dovrebbero solo ascoltare, i Gruppi d’ascolto? ci si domanda. Ce n’è uno, per esempio, al Piccolo Teatro di Milano. Claudio Longhi, direttore, racconta dal chiostro di via Rovello la trepidazione e la curiosità dell’attesa nell’ascoltare lo snocciolarsi dei premi… quelli successivi. 🙂 Anche dal B&B Giorni Felici di Roma, Simone Pacini e i suoi amici d’ascolto almanaccano variamente su ciò che potrà accadere tra pochi minuti. “Facciamo il tifo per tutti coloro che ancora non hanno avuto un Ubu“
– – – – – – 22.25
Miglior curatela o organizzazione
Lucia Franchi e Luca Ricci- Kilowatt Festival
“La quaterna in cui ci siamo trovati a concorrere rappresenta l’espressione migliore del teatro contemporaneo in Italia, un bel panorama. Grazie ai nostri spettatori visionari, e anche ai loro, perché cercano sempre il bello e il difficile“.
– – – – – – 22.20
Migliori costumi
Emanuela Dell’Aglio – Naturae
“La sfida per Naturae, diretto in carcere da Armando Punzo, sono tante. Si vorrebbero fare cose meravigliose ma non sempre ci si riesce: solo con l’aiuto di tutti coloro che ruotano attorno al progetto, ce l’abbiamo fatta“.
– – – – – – 22.15
Miglior disegno luci
Pasquale Mari – Misery (regia Filippo Dini) e Solaris (regia Andrea De Rosa)
Mari lo dedica a tutti gli artigiani della luce. Racconta più la luce, o il buio? chiede Francini. Mari si svincola dalla risposta.
– – – – – – 22.10
Miglior progetto sonoro
Collettivo Angelo Mai – Tiresias
“Anime belle con cui siamo cresciuti assieme” spiega Diodato che all’Angelo Mai, centro culturale indipendente di Roma, è cresciuto e ha fatto i primi concerti. Poi l’elenco dei ringraziamenti a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di Tiresias, a cominciare dalla regista, Giorgina Pi, fino alle angliste Paola Bono e Maria Vittoria Tessitore. “Combattiamo per la ridistribuzione delle risorse nel teatro italiano” dice Pi.
– – – – – – 22.15
Migliore scenografia
Nicolas Bovay – La casa di Bernarda Alba e Le sedie
Scivola decisamente su Bernarda Alba, Chiara Francini. Ma si ricorda almeno che Le sedie sono di Ionesco. “Due spettacoli pieni di grazia, per quanto il lockdown li abbia continuamente interrotti. Soprattutto il primo, con la regia di Leonardo Lidi” si rammarica Bovay.
– – – – – – 21:50
Migliore spettacolo internazionale presentato in Italia
Ink – Dimitris Papaioannou
[Mia nota personale]: sono davvero soddisfatto che sia Papaioannou a vincere l’Ubu internazionale quest’anno, davanti a Milo Rau, Agrupacion Señor Serrano, Conde de Torrefiel. Di Ink ho scritto già su Quante Scene! , come del resto del suo spettacolo più recente e più belloTrasverse Orientation. “È una perla” conferma Anna Cremonini (Torino Danza) che ritira il premio, mentre lui da Atene manda un salutino audio. Ancora musica.
– – – – – – 21:40
Premio Ubu 2021 alla carriera
Giulia Lazzarini
Per motivi di salute Lazzarini non può essere presente a Riccione, ma ha mandato un messaggio. Giulia ricorda il premio Ubu ricevuto quattro anni fa come interprete della versione italiana di Emilia di Tocachir, ed è felice di “riunire i due premi e di essere ancora in sella”. Dunque: “Si rimonta e si riparte, faccio del mio meglio per ripagarvi di questo doppio riconoscimento al mio lavoro“.
Francini legge la letterina scritta decenni fa da Giorgio Strehler a Lazzarini quando con lei allestì Giorni felici. Ricordando i suoi attraversamenti teatrali (tanti) e cinematografici (recenti, Mia Madre per Nanni Moretti), Graziani assicura che passato e futuro non sono dimensioni lineari.
– – – – – – 21:25
Migliore attore o performer under 35
Francesco Alberici
Lo vince per Chi ha ucciso mio padre di Edouard Louis. Cos’è il cuore di questo testo? domanda Francini. “Affronta un tema che viene rimosso sempre dal dibattito pubblico. La lotta di classe. Tra chi ha i soldi e chi non ce li ha” risponde lui. E quindi: “Grazie a tutti voi, ho trascorso una serata meravigliosa. Ma non era questa“. Poi confessa che la battuta non è sua, ma di Groucho Marx. Di nuovo la musica di Diodato.
– – – – – – 21:20
Migliore attrice performer under 35
Federica Rosellini
“Federica possiede il dono dell’ambiguità e del dubbio” ha scritto su un biglietto per lei Antonio Latella, che l’ha diretta in Hamlet. “Perché Amleto oggi non è ne maschio né femmina“. “A dire il vero speravo di vincere il premiocome miglior attore under 35” aggiunge lei. Comunque se ne fa una ragione. Poi canta. Niente di più giusto di un canto gregoriano di Ildegarda di Bingen per il Cocoricò romagnolo.
– – – – — 21:15
Miglior testo italiano o drammaturgia
Spezzato è il cuore della bellezza – Mariano Dammacco
Mariano Dammacco cita Rilke, e dedica l’Ubu all’attrice Serena Balivo, “perché è lei a trasformare la mia scrittura e i miei progetti in teatro“.
– – – – – – – 20. 55
Miglior nuovo testo straniero
Tiresias – Kae Tempest
È Giorgina Pi, regista dello spettacolo in versione italiana, a ritirare il premio e ad appellarsi al corpo poetico di Gabriele Portoghese che lo ha interpretato. “Siamo creature spezzate, sempre sul bilico della fine. Ma dentro abbiamo tante possibilità di rinascita” dice.
– – – – – – 20.52
Premi speciali anche a:
Politico Poetico – Teatro dell’Argine
In differita – Compagnia Frosini Timpano
È la grande ondata dei progetti nati durante le fasi più difficili della pandemia, per poter continuare a lavorare in assenza del teatro, per poter mantenere il rapporto con il pubblico. Felice? domanda Francini. “Cara Chiara, non sono felice mai nessun giorno della mia vita. La disperazione è il motore dei miei progetti” specifica Daniele Timpano.
Il ricordo di Maria Grazia Gregori e di Renato Palazzi, i due critici scomparsi da poco, cattura il momento. Un libro appena pubblicato da Ubulibri “Summa critica. il teatro di Maria Grazia Gregori” e dedicato completamente a lei, verrà consegnato ai vincitori assieme alla fatidica coppa Ubu.
– – – – – – – 20.45,
Premi Speciali
Si comincia con la consegna dei Premi Speciali Ubu che vanno a:
GLA – Gruppo Lavoro Artistico – Teatro Metastasio
Lingua Madre – Capsule per il futuro – LAC Lugano
Radio India – Oceano Indiano – Teatro di Roma
Now Everywhere – Teatro Musica e Danza possibili adesso AMAT Marche
Emozionati, giustamente prolissi, gli ideatori dei quattro progetti ringraziano chi li ha votati e passano subito al reparto comunicazione per la fotografia di rito. Diodato e Rodrigo d’Erasmo suggellano il momento con un bel pezzo sussurrato.
– – – – – 20:42
Graziano Graziani illustra le caratteristiche del Premio 2021, che quest’anno si svolge in forma biennale (2020-2021), viste le due stagioni frammentate e disastrate che ci hanno preceduto “e visti tutti molto isolati“.
Anche quest’anno, una giuria composta da 56 critici e studiosi di teatro si è cimentata con le 17 categorie dei Premio: dal migliore spettacolo al miglior testo italiano e straniero, dai migliori attori under 35 al più eccitante progetto luci e sonoro, inclusi pure progettazioni artistiche o curatele e riconoscimenti alla carriera. Per tradizione e per longevità – siamo infatti alla 43esima edizione – agli Ubu spetta il titolo di Premi Oscar del teatro italiano.
La votazione si è svolta in due fasi. La prima, a metà autunno, ha portato all’individuazione delle nomination: tre o quattro per ogni categoria. In questo post di QuanteScene! dello scorso novembre, trovi l’elenco delle nomination. Il successivo ballottaggio porta ora a definire il vincitore, o la vincitrice, per ciascun categoria.
– – – – – – – – 20:35
“Stasera qui si fondono due mondi della mia vita. Avevo sedici anni. Volevo diventare una attrice una missionaria. Sognavo di entrare in questa straordinaria piramide di cristallo. Nel tempio dei club italiani. Oggi sono a qui presentare a presentare la 43esima edizione degli Ubu” dice Chiara Francini. Applauso.
– – – – – – – – 20:30
Prende in questo momento avvio dal Cocoricò di Riccione, la serata finale dei Premi Ubu 2021. Gli Ubu cambiano indirizzo quindi. Dopo anni, anzi decenni, in cui è stato il Piccolo Teatro di Milano (in via Rovello e poi al Teatro Studio) a ospitare la serata e la cerimonia di consegna, e dopo alcune edizioni radiofoniche e on-line, i Premi vanno ad abitare uno dei luoghi storici della Romagna felix di un tempo.
Lapiramidale discoteca Cocoricò, appena appena in collina, è stata un ritrovo very very popular degli anni ’90, quelli della fascinosa Riccione, sia per l’apparizione di gruppi della nuova scena, sia per la prossimità con il Premio Riccione.
Dagli anni ’80 in poi, a triangolare il suo Patalogo, la discoteca e la manifestazione, era stato infatti Franco Quadri che aveva fatto di questo pezzo di Romagna, un luogo iconico del teatro italiano.
Anche per questa ragione, su indicazione dell’Associazione Ubu per Franco Quadri, I premi si sono spostati quest’anno qui, grazie inoltre alla collaborazione di Riccione Teatro e con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Emilia- Romagna, Comune di Bologna, Comune di Riccione. Hanno collaborato inoltre,Fondazione del Monte, Fondazione Cariplo, Ubulibri, Cronopios, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Altrevelocità, eee studio, Studio Luca Sarti. Mediapartner è Rai Radio3.
Ne stanno arrivando, piano piano, sempre di più. Via via che si avvicina la scadenza, gli amici di Rosella si mettono d’impegno. Per lei, ognuno crea un’operina.
la prima operina per Rosella pubblicata nel gruppo – by Cesare Piccotti
OPERINE IN ROSE_LLA è il gruppo Facebook che abbiamo attivato per ricordare a tutti coloro che le hanno voluto bene, che il 19 dicembre Rosella avrebbe compiuto… beh, un numero tondo. 🙂
Tante idee per chi ci ha regalato idee
Ci è sembrato un buon pensiero, semplice, senza fronzoli, pensato nello spirito che Rosella aveva sempre trasfuso nel suo lavoro. E quanto lavoro!
L’idea è semplice. Ognuno può creare un’operina, preferibilmente una foto, un disegno, una composizione originale – ma la scelta è strettamente personale – e pubblicarla con un post sul gruppo.
un’altra fra le prime operine postate nel gruppo
Domenica 19 dicembre 2021, alla Stazione Rogers, a Trieste, ma anche in streaming su Facebook, scorreremo tutti assieme la galleria delle operine, e le trasformeremo quindi in un libro. Cartaceo sì, perché il digitale non ha mica fatto fuori la carta. Certi miei amici assai avanti dicono che la carta è resiliente, antifragile. Del resto, pure Rosella lo era.
Poche e semplici, le indicazioni che abbiamo dato. Le trascrivo qui sotto.
“Il 19 dicembre, giorno in cui Rosella avrebbe festeggiato il suo compleanno, noi la festeggeremo con la presentazione di tutte le “operine” che i suoi amici le vorranno dedicare per l’occasione. Ricordando così il suo spirito d’iniziativa, le sue aperture creative, la dedizione alle arti e agli altri, la gentilezza, l’umanità“.
Contribuire è semplice
– crea un “operina per Rosella” (pensa a una cosa che le sarebbe piaciuto ricevere)
– “gentilezza” e “però non tanti gattini, eh!” sono le sole regole che suggeriamo
– ricorda che tutte le operine pubblicate entro le18.00 del 18 dicembre saranno visibili nel gruppo (dopo una verifica tecnica)
– partecipa, domenica 19 dicembre 2021, alle ore 11.00, in Stazione Rogers a Trieste, e in diretta streaming su Fb, all’evento in cui visioneremo tutti assieme la galleria delle operine. E brinderemo: perché a Rosella piacevano le feste.
– se vuoi entrare nel gruppo, e non sai come fare, manda a me (o a qualsiasi altro amministratore del gruppo) una mail attraverso Fb e ti faccio avere il link.
Tutto chiaro? Penso di sì. E mi raccomando, sii gentile, perché la gentilezza fa bene.
Rosella
Rosella Pisciotta (1941 – 2017) è stata l’anima e il motore femminile di tante iniziative che hanno trasformato Trieste dagli anni Sessanta in poi.
Gentile e sorridente, schiva e determinata, irresistibilmente pop, ha acceso nella città le luci internazionali di una cultura d’avanguardia.
Il romanzo di Vladimir Nabokov? O la pellicola di Stanley Kubrick? About Lolita, la nuova drammaturgia di Francesca Macrì e Andrea Trapani per Biancofango, li schiva entrambi, libro e film. Bene.
Ho visto lo spettacolo a Prato, nel cartellone del Metastasio. Quasi un debutto, dopo la fugace apparizione alla Biennale Teatro 2020.
Ci sono immagini che restano nella memoria di una generazione e non se ne vanno più. Tra queste, Lolita. Gli occhiali a cuore, il lecca lecca, la linguetta fuori: la foto che ha reso immortali Sue Lyon e il film 1962 di Stanley Kubrick. L’attrice allora aveva quattordici anni, il suo personaggio dodici. Nel 2019 Lyon è morta in povertà.
Sue Lyon a 14 anni, nel film di Kubrick
Qualcosa su Lolita
Però è impossibile dire o pensare oggi “qualcosa su Lolita” senza che per la testa si disegni ancora quella icona. Bene allora ha fatto Francesca Macrì, regista di About Lolita a consigliare gli stessi occhiali a Gaja Masciale. Che della ragazzina di sessant’anni fa è la reincarnazione, oggi.
Capricciosa, sgarbata, maliziosa, ingenua finta, o perturbante tennista, come la voleva Nabokov nel suo scandaloso romanzo. Adolescenziale, ma non ninfetta, come invece l’avrebbe definita il parlare comune. Che in sessant’anni per fortuna si è evoluto un po’.
“È pornografia”
Nell’America anni ’50 il romanzo fece scandalo – “è pornografia” si scrisse – per la storia pruriginosa del quarantacinquenne che si invaghisce della dodicenne e la rapisce, portandosela appresso in fuga tra stanze in affitto e motel del Midwest.
Nel frattempo, ne abbiamo viste e sentite così tante, che occuparsi di Lolita altro non può voler dire oggi che puntare gli occhi su certi sguardi predatori, sulla competitività sessuale tra maschi, sulla devastante miscela di potenza e fragilità dei comportamenti odierni.
Come appunto fa Biancofango. Senza impartire lezioni, magari lasciando che sia il pubblico a giudicare.
A capire se per esempio una tentazione pedofila attraversi o meno certo teatro (About Lolita mette sotto esame il caso del Gabbiano di Cechov), oppure certe canzoni (provate a risentire Margherita di Cocciante, o magari qualcosa di Lucio Dalla). O ancora certe immagini (i filmati acquatici che aprono e chiudono lo spettacolo sconfessano la neutralità dell’obiettivo di qualsiasi videocamera).
About Lolita – Gaja Masciale (ph. Piero Tauro)
Ciò che ci turba
Perché il lolitismo è diventato questione di marketing, pagina di cronaca vera, sintomo culturale. A sdoganare il termine in Italia – vi ricordate – è stata Non è la Rai: un’idea e una trasmissione di Gianni Boncompagni. Era il 1991.
Mentre supera tutto questo, schivandolo, About Lolita mette in tensione il il filo dei piaceri illeciti, delle tentazioni, di ciò che turba, qualsiasi sia l’età : adolescenti appena usciti dal gioco dell’infanzia, adulti cui la maturità non fa da freno. Per ciascuno di noi, l’età non è che un mancato pretesto.
È ben congegnato, perciò About Lolita. Non illustra il romanzo, non scimmiotta il film, né esprime giudizi sommari. Èinteressante, perché tiene avvinti gli spettatori per tutta la durata, incatenandoli nel gioco maledetto delle età. Èun bel vedere, perché la scena è essenziale, semplice, pulita. Così come gli interpreti. Sull’arancione caldo della terra (è quella di un campo da tennis) si disegnano netti i tre personaggi (in candida tenuta sportiva). Sarebbero quelli del romanzo: il professor Humbert Humbert, il cinico Quilty, una volubile Lolita.
About Lolita – Gaja Masciale (ph. Lorenzo Letizia)
Quarantenni che si tengono in forma
In realtà non lo sono, perché la drammaturgia di About Lolita prende altre vie. Non le autostrade infinite degli Usa, ma i campetti da tennis dove i quarantenni italiani in carriera si tengono in forma con le racchette. E adocchiano le ragazzine.
About Lolita – Andrea Trapani e Francesco Villano (ph. Piero Tauro)
Se non ricordo male, nel film c’era poco tennis. Sport che a Nabokov scrittore piaceva un sacco. Mentre Kubrick cineasta non ne capiva niente.
Nello spettacolo invece si gioca a tennis tutto il tempo. E piace ai tre protagonisti rievocare l’aforisma di Jean-Luc Godard secondo il quale “il cinema può mentire, ma non lo sport“. Per questo trascinano a un certo punto in scena un enorme riflettore da teatro di posa. Come se volessero dirci: il cinema mente sempre.
il finale dello spettacolo (ph. Piero Tauro)
E sono giustamente in forma Andrea Trapani e Francesco Villani, in braghetta bianca griffata e molleggio di gambe. E si esibisce in tutta la sua giovinezza Gaja Masciale, tra bambinerie e trash food da far paura, ma con robuste briglie per tenere a bada i suoi due scalpitanti pretendenti, sempre carichi di regali e di attenzioni per la loro bimba.
Credibili tutti. Nonostante sia vero che anche il teatro mente, pure quando ci fa vedere uno sport: un tennis dove non si tocca palla. Perché la palla non c’è. Va immaginata.
Ciò che vola, tutt’al più, è un chewing gum, un chupa chups, una patatina fritta.
– – – – – – – – –– – – – ABOUT LOLITA drammaturgia Francesca Macrì e Andrea Trapani con Gaja Masciale, Andrea Trapani, Francesco Villano regia Francesca Macrì luci Gianni Staropoli video Lorenzo Letizia una creazione Biancofango prodotta con Teatro Metastasio di Prato e Fattore K in collaborazione con TWAIN Residenze di spettacolo dal vivo
Due giornate di visioni e di lavoro comune. Fino alla volata conclusiva, di pochi minuti fa. Padova e Il Teatro Stabile del Veneto hanno ospitato venerdì 3 e sabato 4 dicembre la finale del Premio Rete Critica2021.
Un percorso avviato nei primi mesi dell’anno, con le candidature e le selezioni degli artisti e dei gruppi che, anche nel periodo più difficile della pandemia 2020-2021, hanno continuato a pensare e a produrre teatro. Gente di spettacolo con il gene della resilienza. Antifragili, si dice oggi. Gente che progetta il futuro del teatro.
I quattro progetti finalisti
Nella sessione conclusiva, ospitata al Teatro Verdi a Padova, e di nuovo in presenza dopo un anno di SDAD (Scarso il Divertimento A Distanza), erano quattro i progetti finalisti:
– Il Labirinto, spettacolo post-teatrale in realtà virtuale ideato e realizzato dal Teatro dell’Argine. Quattordici storie di adolescenza, inserite in un game interattivo pensato come spin off del progetto di cittadinanza attiva Politico Poetico;
– Gli altri, indagine sui nuovissini mostri, scritta da Nicola Borghesi e Riccardo Tabilio per Kepler-452. Il tentativo di capire i meccanismi con cui, sulle piattaforme social e anche nella vita reale, si costruiscono le figure degli hater e le reazioni d’odio;
– I promessi sposi, rivisitazione che i toscani Kanterstrasse hanno allestito in stile graphic novel del romanzo che ha modellato la coscienza letteraria di molte generazioni, e che può essere riattivato attraverso nuove sintonie generazionali;
– Residenze digitali, un progetto realizzato dal Centro per le Residenze della Toscana con l’intento di stimolare gli artisti delle performig arts all’esplorazione dello spazio digitale, una diversa declinazione insomma della loro ricera autoriale.
Ciascun progetto si è poi ampliato, nel corso delle due giornate, grazie a conversazioni e incontri sviluppati dopo le presentazioni.
L’esito
Alla fine di questo lavoro di visibilità aperto al pubblico, nel pomeriggio di sabato, davanti a un tavolo di panno rosso, si è riunita la giuria di Rete Critica 2021, il gruppo di giornalisti e youtuber che raccoglie i rappresentanti delle maggiori testate teatrali attive nel web.
(grazie alla signora delle pulizie che ha scattato questa bella foto)
Il vincitore di Rete Critica 2021
La discussione – direi parecchio animata – ha portato infine a maggioranza alla scelta conclusiva.
Il Premio Rete Critica 2021 va a :
Il Labirinto, spettacolo post-teatrale in realtà virtuale ideato e realizzato dal Teatro dell’Argine.
con la seguente motivazione: “Per la capacità di creare una rete organizzativa e un percorso complesso e ad ampio raggio, in comunicazione e collaborazione con le istituzioni pubbliche, che fa del teatro (e delle sue possibi trasformazioni digitali) uno strumento politico e sociale in grado di intervenire nel tessuto cittadino; con uno specifico evidente in uno dei più fragili momenti della vita, l’adolescenza“.
Vanno anche a tutti gli altri finalisti la stima e i complimenti di noi giurati, e di Rete Critica 2021 in tutte le sue componenti.
Qui sotto il video-doc di Politico Poetico, progetto del Teatro dell’Argine :
Lasci passare un giorno e il destino ti scappa di mano.
Ieri il mio blog di faccende teatrali, QuanteScene!, ha traguardato i 100K, le centomila visite.
Un buon risultato – direi – da quando è nato, quattro anni fa su questo sito (prima era uno dei blog del gruppo Repubblica, poi ho preferito gestirmelo da solo). Sono circa 200 da allora gli articoli pubblicati.
Però ieri ero distratto, e non me ne sono accorto. Rimedio subito con questo post festeggiante. Grazie a tutti i lettori per i 100k, e al prossimo traguardo.