Fra i registi della sua generazione, quella dei quarantenni, è il più riconoscibile, il più sensibile, il più seduttivo. Uno dei più mondiali. Claudio Tolcachir, argentino di Buenos Aires, teatrista.
Con questa parola in America latina si indica chi in teatro sa fare tutto: l’attore, l’autore, il regista, il tecnico, qualsiasi cosa sia necessaria. Un bravo teatrista a volte diventa poi anche un bravo maestro di teatro. Nel suo Paese e altrove. È il caso di Tolcachir.

La Scuola dei Maestri, 30esima edizione
Con tale qualifica, maestro, il regista argentino conduce la 30esima edizione dell’Ecole des Maîtres, il corso di perfezionamento internazionale per attori da poco iniziato a Villa Manin a Passariano (UD). L’antica e monumentale villa veneta, la sua foresteria, il parco, sono la sede principale che il promotore CSS di Udine ha riservato alla sessione italiana del progetto.
Nelle prossime settimane l’Ecole si svilupperà in altri tre Paesi – Belgio (Liegi), Portogallo (Lisbona e Coimbra), Francia (Caen e Reims) – per essere poi nuovamente in Italia al Piccolo Teatro di Milano, dal 17 al 21 settembre.
Ieri 5 settembre, lui e i suoi giovani attori – 16, provenienti da 4 diversi Paesi – hanno presentato in pubblico, negli spazi di Villa Manin, la prima fase del lavoro.

Conoscersi per caso a Buenos Aires
Come in certi locali da ballo della Buenos Aires di un tempo, e di quella contemporanea, dove ogni sera sconosciuti si incontrano, si scelgono, si piacciono, ballano assieme e forse di più. Così prende avvio La creazione accidentale.
È il titolo che Tolcachir ha dato al suo progetto. Un tema che riporta in campo teatrale, in forma quasi pedagogica, le stesse modalità con cui persone di tutte le classi sociali, la sera, o il sabato, la domenica pomeriggio, si ritrovano sulle piste da ballo.
Tango e milonga sono strumenti di fluidità sociale. Gli sguardi, i cenni, un sopracciglio alzato, un cabeceo, sono un universo di codici nascosti, regole e segnali che vanno ben oltre la danza.

Così i vecchi motivi di Adolfo Carabelli e Francisco Canaro, meno noti forse dell’onnipresente Carlos Gardel, accompagnano i sedici sconosciuti che in questa sala – che sia da ballo o di teatro – provano a conoscersi, a studiarsi, a piacersi, a rifiutarsi.
Come tutti gli attori, amano farsi vedere, amano piacere, amano amarsi. E in questo piccolo universo, misurano se stessi, la propria storia, la forza di seduzione, le incertezze e le incapacità.

Desideri e ossessioni
“Con loro ho condiviso anche le mie domande, i miei desideri, le mie ossessioni” ha spiegato Tolcachir alla fine di questa prima uscita pubblica. Nella quale era facile riconoscere il tema dell’accidentalità. Dell’amore e del caso, avrebbe detto un altro maestro.
“Ma quello che accade là, in scena è tutto loro: il loro immaginario, i loro pensieri, le loro ossessioni. Io li ho solo aiutati a tirarle fuori, a metterle a fuoco. Li ho spinti ad essere essi stessi creatori, liberi dall’imperativo dell’efficacia, fiduciosi in sé. E questo si sta rivelando meraviglioso e curativo anche per me. Oggi, nel teatro, tutto ciò è un lusso“.

Gli chiedo: “Si può sostenere che il teatro, in particolare quello sudamericano, in Argentina o in Cile, dove si vivono condizioni economiche e politiche difficili, se non autoritarie come in Brasile, resta proprio per questo un laboratorio sociale?”
Accidentale, imperfetto, pieno di umanità
“Per noi latinoamericani il teatro è una necessità – mi dice – è un luogo dove incontrarsi, per capire e approfondire la propria identità. A volte è uno spazio di assemblea, a volte di resistenza. Tutto ciò che nasce per necessità ha sempre in sé una vibrazione che commuove”.

Sulla commozione, sull’empatia, Tolcachir lavora molto. Creazioni come Emilia, o El viento en un violin, anche il più recente Edificio 3 (produzione, lo scorso anno, del Piccolo di Milano) hanno girato il mondo e fatto di lui il rappresentante di una poetica della sensibilità.
“Tutto ciò che mi colpisce – mi spiega ancora – si trasforma in teatro. Non saprei dire esattamente da dove mi nasca questo stimolo. Ma ciò che mi serve di più è avere a disposizione uno spazio di libertà e di rischio, come è questo, il lavoro che sto facendo con i giovani attori dell’Ecole”.

E ancora:
“Tutto ciò che è accidentale, imperfetto, pieno di umanità, rimane spesso fuori dal lavoro d’attore. Ma è proprio questo materiale, assolutamente personale, quello che mi interessa”.
“Al di là della fiducia personale (una cosa che a me manca) la mia preoccupazione è trovare qualcosa che superi l’idea di teatro soltanto come professione. Non riesco proprio a smettere di pensare al teatro come vocazione“.

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ECOLE DES MAÎTRES 2022
corso internazionale itinerante di perfezionamento teatrale
XXX edizione: 26 agosto – 1 ottobre 2022
La creazione accidentale
maître Claudio Tolcachir
assistenti Hugo Samek, Nicoletta Oscuro
allievi Viola Carinci, Daniele Cavone Felicioni, Christian di Filippo, Lucia Marinsalta (Italia); Lénaïc Brulé, Sarah Espour, Paul Mosseray, Laura Ughetto (Belgio); Julien Desmarquest, Isabel Aimé Gonzáles Sola, Ana Maria Haddad Zavadinack, Ophélie Trichard (Francia); Ana Baptista, Filipa Carloto Matta, Eduardo Molina, Lúcia Pires (Portogallo)
partner di progetto e direzione artistica
CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa (Italia)
CREPA – Centre de Recherche et d’Expérimentation en Pédagogie Artistique (CFWB/Belgio)
Teatro Nacional D. Maria II, TAGV – Teatro Académico de Gil Vicente (Portogallo)
Comédie de Caen – Centre Dramatique National de Normandie,
Comédie, Centre dramatique national de Reims (Francia)
con il sostegno di
MiC – Direzione Generale Spettacolo, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Direzione centrale cultura, sport e solidarietà, Fondazione Friuli (Italia)