È la stampa, bellezza. E tu puoi farci qualcosa

L’ultimo post dell’anno, lo dedico agli uffici stampa. Alle ufficie stampa anzi, perché è una specializzazione per lo più femminile. E sono loro – capitane della comunicazione – le interlocutrici più frequenti nel mio lavoro. Le mie fonti, le mie informatrici, le suggeritrici.

ecologic  mail

Ufficio stampa è una definizione vecchia come il cucco. Oggi si stampa poco, i giornali su carta si leggono sempre di meno, e in una decina di anni il loro lavoro si è trasformato radicalmente. Su Quante Scene! nell’ultimo post del 2019, ringraziavo tutte queste esperte di comunicazione e mi divertivo a ricordare i tempi gloriosi e battaglieri dell’ufficio stampa vecchio stile. Quello fatto soprattutto di pubbliche relazioni. E passavo in rassegna i nuovi compiti digitali che vengono imposti oggi dalla diffusione di e-mail, messaggerie, social, zoomate, ecc. Ufficio stampa addio – dicevo – nell’infosfera, ai tempi delle infodemia, il ruolo chiave è dei Media Department.

Nuovi strumenti comportano anche nuovi linguaggi. E nuove grammatiche. Su questo punto non siamo ben messi. L’aggiornamento del come-fare, la conoscenza delle nuove pratiche, non è stata altrettanto veloce. E non altrettanto efficace. 

Era la stampa, bellezza

Molte fra le mie care interlocutrici lavorano di whatsapp e smartphone recentissimi. Ma pensano alla vecchia maniera, quando le foto si facevano con le reflex, si stampavano in bianco e nero, si spedivano alle redazioni dei giornali con il corriere. La preistoria: tipo quel famoso film anni ’50 in cui Humphrey Bogart pronuncia la frase fatidica: “È la stampa bellezza, e tu non puoi farci niente. Niente”.

paura digitale

E invece qualcosa ci si può fare. Aggiornandosi, informandosi, mettendo in atto pratiche buone. 

Da anni i media ci ricordano che il digitale ha un impatto non indifferente sui consumi energetici. E questo è ovvio, pensando a quanto desktop e telefonini si cibino di energia. 

Ma chi per lavoro spedisce mail a raffica dovrebbe anche sapere che le mail inquinano tanto quanto aerei e centrali a carbone. L’invio di un messaggio di solo testo genera circa 4 grammi di CO₂. Con un allegato da 1 Megabyte (e non affatto è una cosa infrequente) si toccano i 20 grammi. Con mail più ciccione si arriva anche a 50 grammi (il libro di Mike Berners Lee che lo racconta, How bad are bananas: the carbon footprint of everything è di 10 anni fa). 

Il quarto stato

Ora: quante mail mediamente, tra pubblicità, informazione, conversazione, ricevete ogni giorno? Qual è l’impronta ambientale della vostra corrispondenza digitale? Si stimano 136 Kg di CO₂ a testa ogni anno. Ed è una cifra media. Se il Web fosse uno Stato nazionale, sarebbe il quarto, dopo Cina, Usa e India, per impatto inquinante sul pianeta.

I soliti bene informati dicono poi che ogni giorno il mondo si instradano circa 190 miliardi di mail. E sono tanti quelli e quelle che scrivono per dire “OK. Ricevuto”.

Potete immaginare a quanti viaggi aerei attorno al mondo, a quante centrali a carbone fumanti, corrispondono quei miliardi di letterine. Ecco perché è nata la raccomandazione Think before you thank. 

carbon footprint

Sarà per questo che in certe mattinate la mia casella postale rigurgita di comunicatoni stampa, lunghi come lenzuola (che mai potrebbero essere pubblicati integralmente, nemmeno sul web) e fotografie allegate, e per niente desiderate, che pesano 10, 20, a volte 30 MB (come spedire in un solo colpo tutta la Divina Commedia illustrata e tradotta in tutte le lingue del mondo). 

Sarà per questo che in quelle mattinate mi intristisco già di buon’ora, pensando che grazie a quelle mail pesanti, inutili, ciccione, depositate come grassi insolubili nella mia casella di posta, va in fumo tutto il lavoro virtuoso che faccio con la raccolta differenziata, gli spostamenti a piedi, le borracce di acqua, la doccia al posto del bagnetto con i sali.

1692358 emails

La dieta delle mail

Molti ma molti anni fa, quando la telefonia cellulare non era onnipresente, quando i modem erano scatoloni che gracchiavano e la velocità non si misurava in Giga, ma in Kbyte, avevo scritto un articolo (poi diventato una “buona pratica del teatro”) che si intitolava “La dieta delle e-mail”. E dicevo: farle dimagrire è bello.

Ecco. Ci sono uffici stampa che ogni giorno, invece, spediscono a decine e decine di persone come me, mail grassocce e imburrate di byte, come se fosse sempre Capodanno. Come se ogni santo giorno si facesse festa e bisognasse allestire il cenone. 

Un buon auspicio, allora, per il 2022: se dal prossimo 6 gennaio, come fanno tutti, proverete a mettervi a dieta, ricordatevi di tenere a stecchetto anche le vostre mail. Ve ne saremo tutti grati. Anche il pianeta.

E poi, ufficie stampa care, ci pensate? 136 chili in meno.